Giovedì 14 Aprile ore 21
Cineteatro “SanLuigi”
FUOCOAMMARE
Documentario di 1ora e 48 minuti
Sceneggiatore e regista: Gianfranco Rosi
Alla proiezione del FILM seguirà anche una testimonianza
sul tema dell’accoglienza di alcuni operatori del COE (Centro di Orientamento Educativo)
Il film di Gianfranco Rosi Fuocoammare è stato premiato con l’Orso d’oro al festival internazionale del cinema di Berlino. È un orso d’oro meritato a un film decisamente contemporaneo, che si spera faccia riflettere gli spettatori incitandoli a una maggiore sensibilità nei confronti di un problema che ci riguarda tutti da molto, molto vicino.
La protagonista del film di G. Rosi Fuocoammare è Lampedusa, un’isola nel cui mare sono morte migliaia di persone che arrivavano da più paesi, guidate dal sogno di una vita migliore. O meglio, sono due diverse Lampedusa che s’incontrano soltanto attraverso la figura di un medico locale che ci dice cosa significa accogliere e curare i migranti, o constatarne la morte: cinque minuti per una testimonianza accorata che andrebbero mostrati in tutte le scuole.
C’è la Lampedusa di una quotidianità scandita dal lavoro della pesca, dalla vita di famiglia, da una trasmissione radiofonica divertente ed evasiva quanto mille altre e dalle esperienze di un bambino, secondo i modi di crescere di una volta, nel confronto con la natura e l’ambiente e nella verifica delle proprie capacità. È una storia di apprendistato ricostruita con amore, una storia che però esclude cellulari e computer, e ci lascia il dubbio sulla credibilità di quest’assenza.
C’è la Lampedusa dei migranti, delle navi che individuano e assistono gli scafi in cui sono stati ammassati, dei militari e marinai per lo più senza volto (coperti da igieniche maschere).
Ci sono anche i morti, non potevano non esserci, in sacchi chiusi mostrati nella loro tremenda normalità, e c’è il racconto tragico ed epico che fanno i migranti del loro viaggio. Ci sono i loro, di volti, i cui occhi hanno visto più volte la morte pronta a ghermirli.
Le immagini sono sempre terse e bellissime, il montaggio sapiente, il coinvolgimento dello spettatore ogni volta, nei due film a cui assistiamo, suggerito senza violenza, con pudore e rispetto. Ma si resta tuttavia con l’impressione di due diversi film che non trovano un accordo, neanche formale, poiché nell’uno prevale il documento (i migranti) e nell’altro il film, la ricostruzione, secondo un modello che possiamo ben giudicare neorealista.