Caro Enrico, dovendo realizzare il presepe, ci sono venuti in mente tutti quelli che hai ideato per la nostra chiesa: sempre diversi, originali e ricchi di spunti per la riflessione.
Così abbiamo pensato di collocare la Natività nella Terrasanta di oggi, partendo dalle fotografie fatte quest’estate da un gruppo di giovani di Concorezzo, pellegrini nei luoghi dove è vissuto Gesù.
In diversi scatti incombe il muro che divide Israele e Palestina, passando perfino nel giardino di un asilo: dove prima bambini israeliani e palestinesi giocavano insieme ora c’è una parete alta otto metri.
Le suore di Betania, che gestiscono l’asilo, hanno tentato di renderlo più allegro con dei murales: anche i colori sono un’arma per combattere la follia umana perciò, fiduciosi della forza dell’arte, ci siamo ispirati ad un quadro di Arcabas.
In quel quadro la Parola entra nella terra e diviene un germoglio in attesa di dare frutto; così nel nostro presepe Gesù Bambino porta la sua luce nelle realtà più oscure e purifica la debolezza umana: la sana, la guarisce, la salva.
Ecco il presepe: la Natività, come il germoglio di Arcabas, trascina con sé dell’oro e rende preziosa la vita; le pareti si colorano con i murales raffiguranti le opere di misericordia, realizzati dai ragazzi e dalle ragazze delle superiori.